Nella mia esperienza professionale mi sembra emergano principalmente due grandi temi relativi alla paternità e la ricerca di una gravidanza:
la paternità negata, ovvero un vissuto di esclusione in una cultura medica e sociale che spesso vede la donna quasi come unica protagonista del concepimento, e la negazione della paternità, una sorta di distacco, di allontanamento volontario o involontario dell’uomo rispetto a questa tematica. Un ruolo quindi subito e uno agito.
Il desiderio di maternità e il desiderio di paternità sono vissuti diversamente (attenzione, il che non significa necessariamente con meno intensità) e pertanto sono diversi i temi che entrano in gioco.
Diverse donne riportano di sentirsi sole nella ricerca, se questa si fà difficile, di non sentirsi completamente appoggiate e supportate.
Molte coppie entrano in difficoltà in alcuni momenti della ricerca di una gravidanza, il disagio che maggiormente mi viene riportato è la perdita di libido causata da rapporti sessuali vissuti come forzati e votati solo all’obiettivo del concepimento.
L’uomo ha un vissuto diverso legato alla propria sessualità, l’infertilità (vera o presunta) può essere responsabile del senso di fallimento del piano biologico personale e trasformare il corpo della propria partner in un nemico.
Gli esami necessari per indagare possibili problematiche a livello fisico possono andare a toccare corde molto intime dell’uomo. Gli esami possono essere invasivi e vissuti come un test della propria mascolinità. Sia che essi diano esiti positivi (dove l’uomo può sentirsi “degradato” al ruolo di “donatore di sperma”) sia che diano esiti negativi generando perdita dell’autostima e colpevolizzazione.
Le reazioni di ottimismo prolungato, di distacco o anche lo stesso rifiuto di sottoporsi a esami o parlare di eventuali procedure, possono tutte essere causate da un tentativo di difesa da paure più grandi noi.
Che fare quindi?
Ricordarsi di essere una coppia.
Parlare, parlare tanto e condividere. Ricordare che ci sono in gioco paure e dolori in entrambi.
Lavorare su di sé per attivare strumenti e risorse per conoscere e gestire i propri vissuti.
Essere sempre chiari, su quel che si vuole e quel che si chiede.
Cercare (e ri-cercare) insieme la giocosità e la spontaneità della vita di coppia, sessuale e non.
Parlare, parlare, parlare, parlare.
Si diventa genitori quando si inizia a immaginare insieme la vita che verrà.